#PILLOLEDIPIETRA: ELIOTROPIO


 ELIOTROPIO
1° Chakra, Muladhara, il chakra della radice


Oggi parliamo di questo interessante tipo di calcedonio: l’eliotropio. Questa pietra presenta delle inclusioni che sono solitamente di colore rosso vivo, che ricordano delle macchie di sangue e quindi spesso lo troviamo sotto il nome di diaspro sanguigno. In passato, l’eliotropio veniva tenuto in tasca dai ladri come amuleto protettivo da pericoli, ferite e, anche, cause legali. I malfattori pensavano donasse loro l’invisibilità. Ovviamente l’invisibilità non era intesa come lo scomparire alla vista, ma più al fatto che la pietra donasse fiducia in sè stessi e calma, aiutando i ladri ad essere più scaltri e nascondersi dai nemici. Interessante come lo stesso nome e la medesima leggenda sull’invisibilità siano attribuite ad una pianta, spesso associata alla pietra: l’Heliotropum Europaeum. Grazie a lei,ci è più semplice comprendere l’etimologia: dal greco “Helios” ovvero Sole, e “trepein” ovvero girare. In magia viene usato da oltre 3000 anni, sopratutto da greci ed egizi, quindi è legato a molte leggende, quasi tutte collegate al suo aspetto ed al sangue. Abbiamo già visto come lo utilizzavano i ladri, ma sempre a scopo protettivo veniva usato anche dai combattenti per curare le ferite di guerra e le malattie del sangue, come amuleto di protezione. Alcune leggende lo definiscono come un antidoto ai veleni dei morsi di serpente o di animali ed insetti velenosi. Nel mondo normanno veniva chiamato “diaspro sangue di Drago”, sempre per il suo aspetto mistico. In Babilonia era indossato per sconfiggere i nemici, aprire le porte (non solo in senso figurato) ed abbattere i muri. I soldati lo portavano al corpo per essere protetti dalla morte per combattimento e la premevano sulle ferite di guerra per arrestare l’emorragia.
In ultimo vi lascio le parole di Boccaccio che parla dell’eliotropio in una novella del suo Decameron “Calandrino e l'elitropia: “una pietra, la quale noi altri lapidarii appelliamo Elitropio, pietra di troppo gran vertù, per ciò che qualunque persona la porta sopra di sé, mentre la tiene, non è da alcuna altra persona veduto“.

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